Pan di Stelle

Io non credevo che il capitalismo potesse arrivare a tanto.

Tappezzano la città di manifesti. “Puoi rivivere i bei ricordi”, dicono, e ti mettono, al centro geometrico dell’immagine, una tazza del mulino bianco.
Lei, quella color crema chiaro con un filo marrone appena prima dell’orlo e il mulino stilizzato sul fianco e che si chiamava coccio. Il fatto che di fianco alla tazza ci fossero quattro macine avrebbe dovuto insospettirmi subito, ma non anticipiamo i fatti.

Le tazze del mulino bianco erano del 1978. Un’epoca remota e complicata, ma chi non ci tornerebbe. Le tazze del mulino bianco a casa dei miei, e poi nella mia prima casa. Quelle piccole continuità che ti facevano stare bene.
Quel manifesto con me funziona benissimo. Tutto in me abbocca all’operazione nostalgia, i neuroni scattano e istruiscono la pratica, la catalogano come urgente, passa davanti alle analisi mediche, al dentista di mia figlia e all’analisi sulle vendite che devo consegnare domani. Sono sicuro che in qualche modo l’art director dell’agenzia interna di Barilla viene a saperlo, sorride e aggiunge una tacca al suo bastone.

Durante la giornata penso ossessivamente alle tre confezioni di Pan di Stelle che ho in casa, e a come ritagliare i bollini senza fare diventare i biscotti possi. Elaboro una strategia precisa fatta di sacchetti di plastica e di sacchetti di carta l’uno dentro l’altro. Le merendine dei Pan di Stelle non sono un problema, hanno gli incarti singoli. Penso che forse riuscirò ad avere la prima tazza in una settimana.

Si, i Pan di Stelle. Perché per me e per la mia famiglia, la Barilla potrebbe anche sprofondare al centro della terra se non fosse per i Pan di Stelle. Sono la sola colazione ammissibile di almeno un paio di figli, sono il mio spuntino all’ora del tè, sono il ricordo romantico di amori passati. Se dovevo incontrare qualcuno che non conoscevo in un posto affollato, gli anticipavo che mi avrebbe riconosciuto dal sacchetto di Pan di Stelle che avevo in mano. Sono le scorte di cibo per i miei viaggi in Etiopia. La consolazione per i momenti difficili.

Finalmente a casa, vado sul sito e dopo avere venduto la mia anima a tutti i possibili usi ed abusi dei miei dati per finalità di marketing, arrivo finalmente al modulo per richiedere le tazze. Alcuni prodotti valgono un punto, altri due. Scorro subito la lista dei due punti (dopotutto una scatola di Pan di Stelle da un chilo costa un botto). Nulla. Vado alla lista del punto solitario. Nulla. Rileggo. Ci sono gli Zenzerini, le Cioccofrolle, i Pandiyo. Capisco, devono spingere le loro nuove cagate. Ma ci sono anche le Macine, i Galletti, gli Abbracci. Cazzo, ci sono anche i Rigoli.

Si saranno sbagliati, penso, una omissione in buona fede. Cerco il modulo per contattarli sul sito. E’ nascosto come la caverna dei quaranta ladroni, ma lo trovo. Gli scrivo nel modo più gentile possibile, considerando le circostanze; uso solo poche maiuscole e nessuna parolaccia, forse qualche avverbio un po’ forte come “incomprensibile” o assertivo come “immediatamente”. Ma nulla di offensivo.
Nell’attesa penso a perché possa essere successo. Non voglio credere che sia una discriminazione consapevole, magari decisa perché i Pan di Stelle si venderebbero anche se l’intera umanità avesse sviluppato un’allergia mortale al cacao e quindi non gli serve nessuna promozione.

Mi rispondono, solo ventiquattro ore dopo.
“Gentile Amico, grazie per averci scritto. I prodotti coinvolti nella Raccolta Punti Biscotti Mulino Bianco- Felicità a Colazione sono tantissimi e scelti anche in base alle preferenze dei nostri consumatori. Per le future iniziative cercheremo di allargare la gamma dei prodotti coinvolti: le vostre segnalazioni per noi sono importanti.”

Bastardi. Mi state cercando di dire che siamo solo in pochi a preferire i Pan di Stelle? E allora perché alla Unes, se c’è una fila di biscotti vuota, è quella dei Pan di Stelle?
No, mi stanno dicendo che se dessero le tazze ai mangiatori di Pan di Stelle non riuscirebbero a produrne abbastanza, e gli costerebbe troppo e gli scenderebbero i margini dello zero virgola zero zero zero uno e forse questo metterebbe in pericolo il superbonus del loro direttore della divisione biscotti.

Hanno barattato il loro superbonus con le mie illusioni spezzate. Mi hanno privato proprio di quel ricongiungimento emotivo all’adolescenza che è alla radice della loro campagna.
Gli sarebbe bastato dare un decimo di punto invece di un punto per ogni confezione di Pan di Stelle e avrebbero risolto i loro problemi lasciandomi le speranze. Ci sarebbe voluta più di una settimana, ma ci sarei riuscito.

Mi piacerebbe boicottare la Barilla, ma già lo faccio per tutto il resto dei loro prodotti, e dei Pan di Stelle non posso fare a meno.

Ma se vedo la macchina di uno del loro marketing gli taglio le gomme.