Playlist

1972 – Liguria. Mangiadischi arancione. Gite in campagna e baci sulla bocca.

Antoine – La Tramontana
Formula 3 – Questo folle sentimento
Beatles – Hey Jude
Sylvie Vartan – Buonasera Buonasera
Mario Tessuto – Lisa dagli occhi blu
Pilade – Amami un giorno soltanto
Beatles – Obladì , Obladà
Equipe 84 – 29 Settembre
Don Backy – Canzone
Santana – Oye como va
Jimi Hendrix – Freedom
Gianni Morandi – Chimera
Adriano Celentano – Chi non lavora non fa l’amore
Edoardo Vianello – I Watussi
Barry Ryan – Eloise
The Cowsill – Le Opere di Bartolomeo
Gianni Morandi – Il Giocattolo
Santana – Black Magic Woman
Romina Power – Acqua di mare
Lucio Battisti – Il tempo di morire
Rolling Stones – Angie
Sylvie Vartan – Come un ragazzo
The Renegades – L’amore è blu
Beatles – Lady Madonna

Rispetto 101, per nuove e vecchie ragazze con problemi di egoriferimento

Mai promettere qualcosa che non vorrai mantenere. E se lo fai, non dire la verita’. Inventa una scusa. Seria. “Devo osservare la fioritura dei gelsomini” non e’ sufficiente.

Non chiedere al tuo excompagno di usare la sua casa con il tuo nuovo fidanzato, ne soffrirebbe. Poco o molto, dipende, ma se non ne soffrisse almeno un poco vorrebbe dire che non ti ha mai amato.

Non lasciare un augurio cortese non risposto, un regalo pensato e ben fatto non ringraziato. O rispondi, ringrazi, o denunci per stalking, o sappi che stai causando (almeno un poco di) dolore.

Non chiedere al tuo excompagno di sostituire il baysitter perche’ tu possa essere marginalmente piu’ felice. Il tempo con i vostri bambini deve essere tempo di benessere, altrimenti stanno tutti peggio. Tranne te.

I tuoi pensieri contano, le tue parole pesano, la tua attenzione importa. Il rispetto passa dall’attenzione, dal sapere le cose importanti che accadono. Dal sapere come l’altro sta e preoccuparsi per come stara’. Prima di quegli stupidi e passivi neuroni specchio, vengono i neuroni normali, quelli che ti fanno pensare all’impatto delle tue azioni, prima che succedano.

Asimmetrie

Mancanze di simmetria.
Vuoti per pieni
odori per profumi
ruvidi per lisci.

Sentimenti non corrisposti.
Larghi per stretti
diritti per rovesci
concavi per concave.

Passione e indifferenza.
Sorrisi per mugugni
proposte per dinieghi
perle per porci.

L’amore, quello vero.
Dimentichi del resto
sei tutto per il tutto
sei il centro, ed anche tu.

stato del mondo

La FCC sta uccidendo la net neutrality, la sinistra italiana è suicida (e cieca) e nemmeno io mi sento tanto bene.

Ieri ho sognato uno stato avanzamento lavori, e il cliente immaginario aveva modi e fattezze di uno psicopatico. Se nemmeno il sapere finalmente che “smetto quando voglio” mi aiuta a non interiorizzare cosi’ tanto, cos’altro posso fare? Distribuire volantini anti-sistema in ufficio?

La mattina vado a correre nel centro della città in quella nuova controra che vede il cambio della guardia tra chi dorme sui marciapiedi e chi ci camminerà sopra. Legioni di persone. Per non parlare di Corso Concordia, di Viale Tibaldi, di Via Ortles e di tutti quei punti di Milano dove la carità si manifesta.
Questo nella luminosa e rinnovata Milano faro d’Italia, pesce pilota dell’innovazione (anche sociale) e quasi in grado di vincere una partita Europea. In questa Milano luci e nuova brillantina la povertà estrema è incredibilmente visibile. Fuori da Milano, per quello che vedo, lo e’ anche di più.

Stare ancora passabilmente bene ma vedere con i propri occhi quello che è un destino possibile è ciò che ci fa più paura; ci fa diventare chiusi, nemici, razzisti. Il populismo, l’affidarci a chi ha ricette magiche, è l’ultima difesa.

Non che nessuno se ne accorga. Quello che ieri era una nicchia di pensiero mediatica alla stregua dei nouveaux philosophes degli anni 70, una specie di setta di noveaux economistes con Piketty come Levi Strauss, oggi si e’ ingrossata e fa scuola. Ha ricette (vedi Mazzuccato) ma resta ignorata da PD e sinistra del PD, che si limitano a frasi di rito sulla priorità di diminuire le disuguaglianze. Senza capire che alle ricette facili vanno contrapposte ricette difficili. Che si deve parlare chiaramente a tutte le costituenti e fare capire che non tutti potranno avere di più, ma che dalla redistribuzione uscirà una società migliore, più stabile e non più avviata su un piano inclinato. Che il togliere la fame dalle nostre strade avrà un prezzo ma che quel prezzo sarà sopportabile per tutti.

Così non si vincerà? E’ probabile, ma si devono porre le basi per un nuovo patto sociale. Le ricette facili falliranno, e si dovrà essere pronti con una proposta concreta. Forse oggi è meglio perdere bene che vincere male.

Oh, lo stesso si può dire per le donne. Ogni volta che provo a dire che andrebbe ridotto lo spazio (e il costo) del congedo di maternità per fare posto (e denaro) al congedo di paternità le mie interlocutrici ammutoliscono. Non fa vincere le elezioni e non rende popolari. Ma è la strada per innescare un cambiamento culturale che renderà la parità raggiungibile e non un obbiettivo da multinazionale inseguito con strumenti posticci.

Ma io forse e’ meglio che di donne non parli. A proposito di diseguaglianze ed asimmetrie.

(a grande richiesta) Perche’ no

perche’ non le interessa
e, a mia molto parziale consolazione, perche’
si esprime a monosillabi, con un gusto particolare ma per la mia anima un poco troppo asciutto. Le scrivi una lettera piuttosto dolce, che alla peggio poteva essere archiviata tra le cose carine ma inutili (il nome del folder potrebbe essere “asimmetrie amorose di valore”), e ricevi questo:

Non era un segno grafico, un pre-emoticon alla Roy Lichtenstein. No, era proprio la risposta. Nient’altro, nemmeno una faccina; capisco essere creativi e sintetici ma poi uno si chiede wow era una lettera carina o wow crepa? E non sapendo darsi risposta, pensa ad altro.

Prometto che basta sul soggetto; tre strike, out. Metto Alice e penso al concerto di Dave Matthews tra qualche settimana.

Perche’ boh

• Beve poco e male
• Cani e gatti
• Perplessa – anespansiva
• Non capisco se la faccio sorridere o no
• Non ama i TV binge
• Non ho capito come si veste

pubblico e privato

Si sta di una tristezza notevole in questi giorni, proporzionale al freddo, al rifiuto, allo spreco, al mancato allinearsi dei desideri e delle fortune. Stimolata dalle perdite, mitigata dai sorrisi e dagli odori dei tuoi figli, dalla loro forza e dalla loro fragilita’ che richiede la tua solidita’ e la rigenera. E’ come se la dimensione collettiva non abbia senso senza quella privata, come se la delusione personale, intima, ricopra di una patina di inutilita’ l’affermazione o il fallimento pubblico, trasformi ogni tentativo di fare una differenza in un giochino patetico che si sgretola al primo impatto con un ostacolo.
Come se i cattivi e i buoni non contassero nulla senza una mano da stringere.
Come se diseguaglianza ed ingiustizia, bugie e inganni collettivi, arroganza e hybris, slealta’, egoismo ed ambizione senza freni etici, tradimento, manipolazione, come se tutto quello a cui vale la pena resistere non fosse davvero importante, non senza un piede da riscaldare. S’ha da trovare un rimedio a questa accidia dello spirito che avanza, un rimedio dal di dentro. O dal di fuori.

Papa’

Da ragazzo, uno dei miei princìpi era che avrei fatto “diversamente” da mio padre. Non ingegneria, non ENI, non tradire. Allo stesso tempo ho sempre ammirato il suo successo e, anche se poco consciamente, la sua apparente irresponsabilità’, il suo sembrare dimenticarsi del lavoro una volta a casa.
Immagino di non averlo mai capito molto, so per certo di non avere mai colto le sue preoccupazioni per me, illudendomi che quello di buono che io facevo bastasse a rimuoverle. Che ne sapevo io di quello che passavano i genitori, con figli come noi, in quegli anni.
Sono finito a fare diversamente e similmente al tempo stesso. Forse diversi i dettagli ma simile la sostanza, o almeno parte di essa.
Spero sia contento di sapere che sono stato orgoglioso di lui, anche se non sapeva parlare a braccio.

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Buon Compleanno!

Era una serata come tante, ma tutti e due avevano la percezione chiara che potesse essere la loro ultima serata. L’ultima così, vissuta in quel modo, in quell’angolo del quartiere che a tutti e due sembrava un rifugio dal mondo di fuori.

Lei parlava del suo lavoro, della sua gioia nel farlo, della città che aveva lasciato, ma pensava a come dirglielo. Lui pensava a lei, e le diceva che non c’era bisogno di dirlo, che aveva capito. Sollevata lei si era lasciata andare a una specie di simulazione di affetto che lo aveva ferito e commosso insieme.

Lui ora ha in mente una canzone che aveva usato molti anni prima per convincere una ragazza ad avere un’altra chance insieme. “Ogni cosa muore, questo è sicuro; ma ogni cosa che muore prima o poi ritorna”. Ma riflette che non aveva funzionato tanti anni prima e non funzionerà nemmeno questa volta. Il refrain gli resta in testa. Vorrebbe andarsene, ora.

Anche lei vorrebbe andarsene ma anche se sa che domani sarà più libera e leggera ora ha ancora paura. Che lui stia male, che la decisione non sia quella giusta. E indugia, vorrebbe che lui parlasse e si sfogasse. Forse vorrebbe che lui la insultasse, gridasse, facesse una scenata. Vorrebbe che lui la aiutasse a staccarsi, che non fosse così maledettamente passivo. Lui ora si sente vuoto dentro. Trova la forza di alzarsi e salutarla con tutta la dolcezza di cui è capace; ne esce solo un sorriso storto.
Esce, senza girarsi, qualcosa che gli aveva insegnato Allison tanti anni prima.

Lei pensa alla frustrazione di quell’amore, a quanto fosse incompiuto. Ha un attimo di allegria, quella che ti viene quando hai terminato qualcosa che dovevi finire da tempo. Poi si sente d’improvviso svuotata, anche lei.

Paga, esce nella sera, piove ma non se ne accorge, è sempre stata invulnerabile agli agenti atmosferici. Non sa che lui l’adorava anche per quello, lui non glie lo ha mai detto. Entra in macchina e va. Dopo un minuto lo vede camminare giù dal marciapiede, ha un’incertezza. Si ferma di fianco a lui, gli chiede di salire.

Lui stupidamente sale. Non ha ancora aperto la porta che la tensione lo vince e vomita lì, tra la portiera e le auto parcheggiate. Lei non aveva mai visto nessuno soffrire davvero per lei, scende e lo abbraccia stretto. Stanno lì come due disperati per qualche minuto. Lui le dice, finalmente, che l’ha amata di un amore imperfetto, e gli dispiace. Senza piangere, è lucido e calmo quando lo dice.

Lei ci pensa a lungo. Lui si mette a canticchiare