Era una serata come tante, ma tutti e due avevano la percezione chiara che potesse essere la loro ultima serata. L’ultima così, vissuta in quel modo, in quell’angolo del quartiere che a tutti e due sembrava un rifugio dal mondo di fuori.
Lei parlava del suo lavoro, della sua gioia nel farlo, della città che aveva lasciato, ma pensava a come dirglielo. Lui pensava a lei, e le diceva che non c’era bisogno di dirlo, che aveva capito. Sollevata lei si era lasciata andare a una specie di simulazione di affetto che lo aveva ferito e commosso insieme.
Lui ora ha in mente una canzone che aveva usato molti anni prima per convincere una ragazza ad avere un’altra chance insieme. “Ogni cosa muore, questo è sicuro; ma ogni cosa che muore prima o poi ritorna”. Ma riflette che non aveva funzionato tanti anni prima e non funzionerà nemmeno questa volta. Il refrain gli resta in testa. Vorrebbe andarsene, ora.
Anche lei vorrebbe andarsene ma anche se sa che domani sarà più libera e leggera ora ha ancora paura. Che lui stia male, che la decisione non sia quella giusta. E indugia, vorrebbe che lui parlasse e si sfogasse. Forse vorrebbe che lui la insultasse, gridasse, facesse una scenata. Vorrebbe che lui la aiutasse a staccarsi, che non fosse così maledettamente passivo. Lui ora si sente vuoto dentro. Trova la forza di alzarsi e salutarla con tutta la dolcezza di cui è capace; ne esce solo un sorriso storto.
Esce, senza girarsi, qualcosa che gli aveva insegnato Allison tanti anni prima.
Lei pensa alla frustrazione di quell’amore, a quanto fosse incompiuto. Ha un attimo di allegria, quella che ti viene quando hai terminato qualcosa che dovevi finire da tempo. Poi si sente d’improvviso svuotata, anche lei.
Paga, esce nella sera, piove ma non se ne accorge, è sempre stata invulnerabile agli agenti atmosferici. Non sa che lui l’adorava anche per quello, lui non glie lo ha mai detto. Entra in macchina e va. Dopo un minuto lo vede camminare giù dal marciapiede, ha un’incertezza. Si ferma di fianco a lui, gli chiede di salire.
Lui stupidamente sale. Non ha ancora aperto la porta che la tensione lo vince e vomita lì, tra la portiera e le auto parcheggiate. Lei non aveva mai visto nessuno soffrire davvero per lei, scende e lo abbraccia stretto. Stanno lì come due disperati per qualche minuto. Lui le dice, finalmente, che l’ha amata di un amore imperfetto, e gli dispiace. Senza piangere, è lucido e calmo quando lo dice.
Lei ci pensa a lungo. Lui si mette a canticchiare