Compiti a casa

Primo.

Trova una risposta alla domanda: quale è il tuo posto nel mondo. E’ (anche) questo che mi fa mancare il respiro. Lo sapevo, fino ad ieri. Sapevo dove tornare, ogni volta. Ora quel posto (fisico, mentale, affettivo….) non c’è più – anzi c’è ancora  ma ora è una trappola infernale che ti attira e ti avvelena. L’esercizio consiste nel trovarne un altro, con tutti i suoi perché.

Secondo.

Risolvi il  seguente problema: oggi la stessa persona è

  • il tuo unico e disperato amore
  • la madre dei tuoi figli
  • un mostro epocale

Presenta un piano per ridurre le tre verità a una, massimo due.

A fine esercizio, ascolta questa. Non ci capirai molto ma ti sentirai meglio 

Assenza

Tra tutti i sentimenti e le sensazioni che provi, l’assenza è forse quello più forte e che ti atterrisce di più.  E’ la visualizzazione dell’asimmetria che si è creata.  Lei non c’è.

Più.

Anche nelle fasi di mezzo di questi tempi, quando assenza e presenza coesistono, la presenza ti da una serie di sensazioni diverse, non c’è un’unica nota. L’assenza porta solo il vuoto la mancanza la ricerca di toccare qualcosa, anche se sai che è un fantasma.

Questa probabilmente non è stata pensata come una canzone sull’assenza, ma per me lo è più di ogni altra

Blue here is a shell for you
Inside you’ll hear a sigh
A foggy lullaby
There is your song from me

Interessi

Theater in Milan yesterday – an Italian comedian (and many other things), Enrico Bertolino.

The show http://www.enricobertolino.com/casta-away/ was very good, go watch it if you can.  It was fun but sobering – mostly around politics and ethics.  Lot of material in Italy to make fun of the way we are treating those matters….

But close to the end, Enrico said something around “to change things, everyone of us should focus on doing whatever it is our task  to do – in the best  way we are capable to!”.  The theater exploded in an ovation. I was underwhelmed.

The situation is so bad that doing our job well will not take us out of it.  We need to do much more. We need to get beyond of our own job and start caring about the collective matters.  We need to find a new way to make politics, from the ground up – with no hidden ideology or mystical gurus. If we do not do so in a massive way, others will, using the instability and social unrest deriving from the economic crisis downstream effects as a fertile  terrain; what happened in Genova few days ago around the bus strike could become the first example of a long string.

I spoke to Enrico after the show; he told me that the sense of what he said was that we should not all try to do somebody else’s job, but he agreed wholeheartedly that to get a real change we need many of us to step beyond our small interests.   And this is one of the things I need and want  to do using this personal crisis as  a pivot.

 

 

Aiuto

E così arrivi all’aiuto. E l’aiuto è una bella signora di 65 anni che ti dice: “sei un ipersano che ha sbattuto contro un tram”.  E non essendo un’amica o un amico tu puoi anche permetterti di crederle senza temere di ingannarti (ovviamente il fatto che in quel momento lei sia pagata da te non conta).

Baby I have been here before
I know this room, I’ve walked this floor
I used to live alone before I knew you.
I’ve seen your flag on the marble arch
Love is not a victory march
It’s a cold and it’s a broken Hallelujah

Ma poi la signora ti da anche una microscopica pillola al giorno, dicendoti che è per  guarire le ferite da tram. E queste pillola ti manda su e giù – sensazioni nuove e non piacevoli. E alla fine un attacco di panico, appena sceso dalla macchina. Respira forte con la bocca, siediti, aspetta che tutto smetta di girare. Un passo avanti e dieci indietro.

L’abbandono

Dicevamo, l’abbandono. E l’alternanza di sensazioni, l’odio la rabbia  e l’amore. La disperata ricerca di appigli, lo scivolare lungo la china di qualcosa che non conosci ancora  per quello che sarà.  Forse è solo una suggestione da inibitore dei distruttori della serotonina, ma  è come se al tuo interno, nelle viscere, si crei una bolla di gas che spinge fuori tutto, che  ti crea il vuoto dentro. Un piccolo ronzio nella testa è tutto quello che ti resta.

E allora, per reazione, i recettori cominciano a lavorare – ma disordinatamente. Cercano di coordinare un numero infinito di scenari , e ogni scenario presenta un problema e ogni problema è una piccola goccia di angoscia che ti consuma.

Insomma, la situazione non migliora.  Il ronzio aumenta.

Gli amici (se ne hai e io, modestamente, ne ho)  pochi ma veri loro ti ascoltano e cominciano a semplificare per te, magari facendoti un poco di male, ricordandoti la tua cecità. Loro sono con te.

E così inizi  a capire che forse c’è un domani. E riprendi a funzionare – male.  Sembri un poco una falena che  sbatte contro ogni luce accesa. E’ il momento peggiore, ti puoi fare molto male, e in genere te lo fai. O, ma non è il mio caso, lo fai a qualcun altro o a qualcosa d’altro.

Il ronzio è fortissimo, devi farti aiutare.  De Gregori per 3 minuti e 56 secondi  ti convince che dal fatto che le sue labbra siano andate a un indirizzo nuovo possa uscire qualcosa di buono.

Ma dopo?

Switzerland

Was there today, also but not only to forget  about myself. Fascinating contrasts.

Scene 1: Radisson Blue Hotel @Zurich Airport. Business focused – not exactly a GQ club in downtown Moscow.  You have breakfast with this in front. Like a gigantic wall of beatiful women. Nice, you could say, but why so sexist?

Radisson Blue Zurich Airport

Radisson Blue Zurich Airport

Scene 2: Initiative 1:12. The most interesting and impactful thing I heard about recently. Simple math. CEO can not earn more than 12x what  the employee earn. Crazy, socialist idea that could bring the world back to some rooted reason. What is interesting?  They have a chance to win.