La FCC sta uccidendo la net neutrality, la sinistra italiana è suicida (e cieca) e nemmeno io mi sento tanto bene.
Ieri ho sognato uno stato avanzamento lavori, e il cliente immaginario aveva modi e fattezze di uno psicopatico. Se nemmeno il sapere finalmente che “smetto quando voglio” mi aiuta a non interiorizzare cosi’ tanto, cos’altro posso fare? Distribuire volantini anti-sistema in ufficio?
La mattina vado a correre nel centro della città in quella nuova controra che vede il cambio della guardia tra chi dorme sui marciapiedi e chi ci camminerà sopra. Legioni di persone. Per non parlare di Corso Concordia, di Viale Tibaldi, di Via Ortles e di tutti quei punti di Milano dove la carità si manifesta.
Questo nella luminosa e rinnovata Milano faro d’Italia, pesce pilota dell’innovazione (anche sociale) e quasi in grado di vincere una partita Europea. In questa Milano luci e nuova brillantina la povertà estrema è incredibilmente visibile. Fuori da Milano, per quello che vedo, lo e’ anche di più.
Stare ancora passabilmente bene ma vedere con i propri occhi quello che è un destino possibile è ciò che ci fa più paura; ci fa diventare chiusi, nemici, razzisti. Il populismo, l’affidarci a chi ha ricette magiche, è l’ultima difesa.
Non che nessuno se ne accorga. Quello che ieri era una nicchia di pensiero mediatica alla stregua dei nouveaux philosophes degli anni 70, una specie di setta di noveaux economistes con Piketty come Levi Strauss, oggi si e’ ingrossata e fa scuola. Ha ricette (vedi Mazzuccato) ma resta ignorata da PD e sinistra del PD, che si limitano a frasi di rito sulla priorità di diminuire le disuguaglianze. Senza capire che alle ricette facili vanno contrapposte ricette difficili. Che si deve parlare chiaramente a tutte le costituenti e fare capire che non tutti potranno avere di più, ma che dalla redistribuzione uscirà una società migliore, più stabile e non più avviata su un piano inclinato. Che il togliere la fame dalle nostre strade avrà un prezzo ma che quel prezzo sarà sopportabile per tutti.
Così non si vincerà? E’ probabile, ma si devono porre le basi per un nuovo patto sociale. Le ricette facili falliranno, e si dovrà essere pronti con una proposta concreta. Forse oggi è meglio perdere bene che vincere male.
Oh, lo stesso si può dire per le donne. Ogni volta che provo a dire che andrebbe ridotto lo spazio (e il costo) del congedo di maternità per fare posto (e denaro) al congedo di paternità le mie interlocutrici ammutoliscono. Non fa vincere le elezioni e non rende popolari. Ma è la strada per innescare un cambiamento culturale che renderà la parità raggiungibile e non un obbiettivo da multinazionale inseguito con strumenti posticci.
Ma io forse e’ meglio che di donne non parli. A proposito di diseguaglianze ed asimmetrie.
Non mi trovo. Nel mondo non mi trovo con tante cose. Sento di ragionare in un modo altro. In questi ultimi tempi coltivo un sogno, riuscire a strappare al degrado e all’ indifferenza di Roma un parco. Siamo partiti in 10 siamo rimasti in tre. Francesca (me), Claudio un professore universitario ingegnere e sua moglie, insegnante di liceo. Togliamo immondizia, liberiamo le aiuole delle rose, buttiamo centinaia di bottiglie, parliamo con tutti, gli avventori di passaggio, il gruppetto dei tossici, anziani li’ per caso, la gente dell’est che alle dieci di mattina si innaffia di vino. Siamo compagni di parco. Ogni tanto claudio dice contrordine compagni.Ridiamo ricordando vecchi ideali, manifestazioni, fatti, ci fa bene vederci, parlare
e ridare bellezza ad un luogo martoriato dall’incuria. Siamo disillusi dalla politica, davvero. Non possiamo condividerne le logiche. Siamo out. Non ci crediamo e non possiamo perdere del tempo ancora, non ne abbiamo piu’. Per questo facciamo gli spazzini giardinieri e coltiviamo un sogno, rimettere I giochi nel parco, rivedere I bambini giocare, ripopolare di pesci la fontana, trovare uno sponsor, veder.crescere di nuovo le rose . Siamo compagni veri, anche se di parco. Non escludiamo nessuno, pratichiamo l’inclusione, ogni tanto si davvero ci scappa la pazienza con qualche straniero davvero incivile, la convivenza nel parco e’ difficile, ognuno ha un suo sporco luogo in cui sfangare la giornata. Ho spostato l’attenzione dalla politica all’uomo. Sogno una rinascita dell’essere umano. Siamo incattiviti, gonfi di egoismo. Sarebbe fantastico improntare le relazioni.al rispetto, alla gentilezza, all’amore verso l’altro, alla cura , alla parita’. Provo ad essere cosi’. Non sempre e’ facile, il sistema ti vede, ti riconosce, cerca di distruggerti, dissuaderti, devi omologarti.se vuoi sopavvivere. Il parco mi sta insegnando tante cose, devo accettare di poter cambiare le cose nel mio intorno, banale, ma importante. Non ho modo di cambiare il sistema, dovrei abbatterlo, con chi? Dove siete quelli con cui condividere il cambiamento?
Il mio hasta la victoria siempre lo grido per il parco. Pensi che sia stupido?
Bentornato.
I tuoi pensieri sono uno spazio ricco di riflessioni pulite. Aria buona.