Erano i giorni di Chernobyl, io ero molto molto triste perché avevo abbandonato le mie speranze di restare all’università; Khomeini mi aveva battuto, ero arrivato secondo al concorso, ero fuori. Forse proprio per questo volevo a tutti i costi fare qualcosa di incommensurabilmente stupido: andare sulle calanques con te. E Z. E la famiglia Bianchini, e chissà chi altro. E tutto mentre Chernobyl avvelenava i bambini vicini e i lamponi lontani. E per aiutarmi una terribile influenza giusto prima di partire.
L’avvicinamento in treno era stato già abbastanza difficile, era così chiaro che io ero un estraneo in quel gruppo. Arrivati a Marsiglia, in cammino, ho cominciato a fare una fatica d’inferno a tenere il passo, e non era che l’inizio. La sera, il colpo di grazia tu che dormi con Z io da solo in un angolo. E per una volta, rara nella mia vita, la decisione di smettere di soffrire. Addio, la mattina dopo, e pensate quello che volete (ammesso che mi notiate).
Ricordo il passo passare da affannato a leggero mentre, per un sentiero laterale, tornavo verso le strade e le case.
Questa canzone letteralmente non c’entra, parla d’altro, ma me la sento fischiettare mentre cammino verso la stazione con un senso di sopravvivenza. E poi è un omaggio a Lou Reed, trascurato finora.