Dentro

In questi lunghi giorni una delle cose più difficili è tenersi dentro quello che si prova. Potersi sfogare solo con pochi, non potere cantare a squarciagola la propria canzone. Non poterla sussurrare a chi si vorrebbe farlo.

Certo, essere forti e composti è importante. Certo, leggi  le cronache della resistenza e i condannati a morte affrontarla con il sorriso sulle labbra e li ammiri. Ma se ci pensi, quanto deve pesare quel sorriso.

Qui siamo più leggeri, qui non muore nessuno ma anche qui il sorriso ha un peso sproporzionato. Il sorriso che vorrebbe farsi diverso, uscire dalla sua bidimensionalità facciale  ed essere un abbraccio, una carezza, una proposta.

Ho una canzone precisa in mente, ma mi rendo conto che sarebbe troppo, e che in molti mi cancellerebbero e che in molti riderebbero di me. Quindi lascio solo le 4 righe più belle…. stavo in fila /con i disillusi / tu mi hai raccolto come un gatto / e mi hai portato con te.

E allora per colonna sonora uso questa – che non è la cosa che  vorrei davvero sussurrare oggi ma che, lo stesso,  parla di quello che ho dentro e che non ho il diritto di dire.