Alison 6

Alcune volte le cose sono molto più complicate di quanto sembrino.

Io posso spiegare solo così la ragione per cui, in un meraviglioso giorno di maggio, io e la Ami8 arancione siamo passati a prendere Paolo, e poi te, e siamo andati  al Monte Isola in mezzo al  lago di Iseo.

In gita, senza né meta né programma, semplicemente per passare il tempo.

E io ho fatto una foto, al mio migliore amico e al mio unico amore, in cui siete bellissimi   e assolutamente indifferenti a me.

Quella foto mi ha perseguitato per anni, così come il ricordo di quella gita e del ritorno a casa in cui mi avete semplicemente detto ciao e siete, finalmente, rimasti voi due.

Alison 5

Eravamo piccoli, era sabato mattina e non so come tu eri a casa mia. Eri scontenta per qualcosa che non ricordo bene, e io ero riuscito a farti ridere. Poi mentre guardavamo dalla finestra vedemmo passare, credo, Stefano A.

Io lo stavo per chiamare ma tu mi fermasti; e mi baciasti. Finimmo abbracciati sulla moquette, ognuno con le mani sotto il maglione dell’altro. Nient’altro, io non avrei mai osato.

Il pomeriggio partivo per Pisa per qualche stupida cosa di partito comunista. Pensavo di essere grande, ma solamente scappavo. Prima  di partire venni a salutarti in piscina. Sembravi averlo già dimenticato.

Poi, giorni dopo, non so come, tua madre disse che era stato un peccato il tuo cambiare idea.

Alison 4

E’ un capodanno, e quello è sempre stato un momento difficile.

Ma questa volta no.

Siamo alla fine dell’università  (io) e ci troviamo tutti a casa di Arnoldo. Nevica un poco, e Via Vincenzo Monti dall’alto, con i tram che passano sotto la neve, è un manifesto di quanto Milano possa essere bella.

Siamo tanti, siamo diversi, ci sono le amiche di Arnoldo della scuola tedesca, ci siamo noi matematici.

Tu sei una presenza nota per loro ma non ancora tanto. Dopo la cena  ci muoviamo e andiamo a una festa di qualcuno, ma restiamo poco, e ancora quasi tutti insieme andiamo, lo so che può sembrare incredibile,  in una discoteca in fondo in fondo a viale Padova, dove prima c’era un cinema e oggi c’è un supermercato.

E, incredibilmente, ci divertiamo e balliamo. Si anche tu.

Ma il ricordo dolce è il ritorno, all’alba, io e la mia 127 ti riportiamo a casa e ci fermiamo a fare colazione in un bar, a caso, in corso Buenos Aires.

E tu sei allegra, e mi sei vicina anche se non facciamo nulla, non ci baciamo non stiamo insieme ma per una volta mi basta così, mi basta quel  senso di felicità condivisa.

Whole, lotta, love

Alison 3

Siamo in macchina, nella Ami 8 arancione, è una domenica pomeriggio di elezioni e siamo andati al cinema. E esce un diluvio universale, con la grandine e una cortina d’acqua e ci dobbiamo fermare e per 5 minuti siamo io e te in mezzo al nulla. Esce il sole, andiamo a votare e per una volta vinciamo. Era giugno, credo.

Qui Ivan della Mea parla del 16 giugno di qualche anno prima. Non ricordo altri  giugni così vittoriosi

Alison 2

Fast forward – 35 anni.   Alison, mentre ho il cuore spezzato per altri demeriti a lei del tutto estranei, mi dice con gentilezza che lei in un uomo cerca altro. Altro cosa? Che modo crudele di tentare di uccidere un sentimento che è forse ormai omeopatico ma che è dolce e soprattutto innocente.

Io, in un sussulto di autostima, mi sento molto ma molto più giovane di lei. E pronto a cambiare molte cose. A questo punto non con lei, e mi dispiace. Sarebbe stato bello invecchiare insieme.

Alison 1

Inizia in una assemblea di classe. Io sono il “grande” che viene a dare la linea a voi di prima. Continua al parco, d’inverno, sulle panchine nella nebbia. E sul mio Ciao, quando tu mi infili le mani nelle tasche del giaccone. E si congela in una foto al bordo di un campetto di calcio, dove i tuoi occhi ridono e tu hai per sempre quindici anni. Quelli si, gli amori dei quindicenni quando hanno davvero quindici anni, quelli sono veri. Poi, velocemente, muore. ma non per me.

E Saba mi fa capire cosa non ho avuto.

    Io non so più  dolce cosa      dell’amore in giovinezza,      di due amanti in lieta  ebbrezza,      di cui l’un nell’altro muore.  

     Io non so più gran dolore      ch’esser privo di quel bene,      e non porto altre catene      di due braccia ignude e  bianche,  

     che se giù cadono stanche      è per poco, è a breva pace.      Poi la sua bocca che tace,      tutto in lei mi dice: ancora.  

     Spunta in ciel la rosea  aurora,      ed il sonno ella ne apporta,      che a goder ci riconforta      della grande unica cosa.