Eravamo piccoli, era sabato mattina e non so come tu eri a casa mia. Eri scontenta per qualcosa che non ricordo bene, e io ero riuscito a farti ridere. Poi mentre guardavamo dalla finestra vedemmo passare, credo, Stefano A.
Io lo stavo per chiamare ma tu mi fermasti; e mi baciasti. Finimmo abbracciati sulla moquette, ognuno con le mani sotto il maglione dell’altro. Nient’altro, io non avrei mai osato.
Il pomeriggio partivo per Pisa per qualche stupida cosa di partito comunista. Pensavo di essere grande, ma solamente scappavo. Prima di partire venni a salutarti in piscina. Sembravi averlo già dimenticato.
Poi, giorni dopo, non so come, tua madre disse che era stato un peccato il tuo cambiare idea.