I parrucchieri di Stoccolma

Sono stato per qualche giorno a Stoccolma  e ho visto un sacco di buonumore. Forse, come dice McKinsey,

http://www.mckinsey.com/global-themes/employment-and-growth/poorer-than-their-parents-a-new-perspective-on-income-inequality?cid=other-eml-nsl-mip-mgi-oth-1608

è dovuto al fatto  fatto che negli ultimi 10 anni solo il 2% delle famiglie è diventato più povero, rispetto alla nostro inattaccabile 100%.

Untitled

O forse è dovuto al loro naturale sense of humour, che si esplica nei nomi che danno ai negozi di parrucchiere: Cut the Crap, My Sister’s Hair, Rufs och Kalufs, Fair with Hair,  Clipp-er, …

Noi, invece, impoveriti, siamo  rimasti all’ “Outlet del Funerale”….

 

Sally 1

A Roma  l’altra sera  per puro caso sono finito a passeggio in Via del Politeama e sono stato preso da una ondata di ricordi. Era una delle nostre prime serate romane,  non so quanto bene io la ricordi o quanto la mescoli con altre ma rivedo il tuo motorino, il barcone sul Tevere, Trastevere, appunto, di posto in posto, e completamente ebbro di te a quasi fare l’amore letteralmente sopra una macchina in quella via.  E poi non so come miracolosamente indenni ai Parioli, di nascosto nel lettino della tua stanza, e dopo due ore di riposo incredulo accanto a te, un taxi nell’alba indietro a Via Veneto a riprendere la vita noiosa. Come se nulla fosse successo ma stava succedendo tutto.  A volte e‘ bello ricordare.

 

e questa canzone per pissera che possa essere racconta bene cosa succeda in una notte romana.

 

Ah, questa e’ Sally. Chissa’ forse continua.

Milano Libri

E’ successo un anno fa ma io me ne sono accorto solo ora. Non c’è più la Milano Libri. Chiusa, fallita. Al suo posto in Via Verdi un qualcosa di così insignificante da non ricordarlo nemmeno. Dove c’erano i Gandini e Suntory non c’è più nulla di sensato.

Se me ne sono accorto con un anno di ritardo potrebbe sembrare qualcosa di meno importante, ma non lo è. Aspettavo un nuovo amore per portarlo lì, per fargli vedere cosa era Milano e come quel passato in qualche modo continuava.

Aspettavo che mia figlia piccola avesse l’età in cui io c’ero andato per la prima volta, per portarcela a scoprire vecchi libri illustrati. Fumetti. Persone e non commessi.

La Milano Libri era il precursore dei buoni regalo che ora fanno tutti, scritto a mano dalla Signora Gandini, 20mila Lire, e la finta zia sefardita, zitella grande amica dei miei che ogni Natale me lo regalava.

E il mio consumarlo, la prima volta con una timidezza infinita, avrò avuto dodici anni, poi sempre più spavaldo.

E’ il commissionare alla Signora Gandini un disegno sul mio amore che fa succhi di frutta e avere in cambio un topo che parla di lychee, è cercare un Jeff Hawke all’anno per un regalo di natale seriale, è ancora prima, tra adolescenza e maturità, passare ore e ore al piano di sotto  per trovare  cose divertenti e dolci per Alison. Notare le persone che cambiano.

E’ portarci gli amici che vengono dall’estero, a vedere qualcosa che non è massificato.

E’ passarci, nei tempi di Amazon, per assicurarci che esista ancora. Comprarci un libro strano del piano di sopra. Controllare che la signora Gandini, che non sa cosa rappresenta per me, stia bene.

Un grande rimorso, forse si sarebbero potuti aiutare. Hanno trovato i soldi per la nave di Teseo, forse si potevano trovare per due luci in Via Verdi. Avrei voluto aiutare.

 

Taking’ bout a revolution

Io vado già da qualche anno dicendo a figli ed amici che le cose non vanno bene e che il periodo di pace più lungo della storia sta per finire. Troppi devono troppo a troppo pochi, troppi hanno pochissimo e pochissimi hanno quasi tutto.

Noi, nel senso di noi che andiamo al ristorante, abbiamo uno stipendio e una assicurazione e un ombrellone al mare possiamo tranquillamente non accorgercene. Siamo ancora in abbastanza per poterci illudere di essere quasi tutti. Ma siamo sempre più in un Truman show, e la campana di vetro si sta stringendo.  Ce ne possiamo accorgere solo se ci concentriamo, ci pensiamo e magari leggiamo i libri di storia. Ma il coro della politica fa di tutto per non farcelo vedere. O va tutto bene e “stiamo per” diventare ricchi e famosi, o, per quelli per cui va tutto male, la colpa è degli “altri”, che sono quelli che hanno ancora meno dei moltissimi che non hanno quasi più nulla. Una gara al ribasso, la negazione di ragione, etica e solidarietà. Solo ambizione e bramosia di potere o, per quelli in buona fede, squilibrio mentale.

Nell’ultimo anno mi sento molto meno solo; molti che ne sanno molto più di me e che questa cosa l’avevano vista arrivare da tempo hanno cominciato a parlarne. Anche gente autorevole, tipo il Papa o il fondatore del PD. Non mi fa tanto più contento, mi preoccupa ancora di più. Anche perché le soluzioni proposte non ci sono, sono invocazioni o slogan residuali tipo “acceleriamo l’integrazione europea”. Ha.

E poi, anche se avessero un programma, nessuno li vota, questi pessimisti. E così io continuo a preparare i ragazzi perché se ne possano andare e a pensare a come forse una piccola rivoluzione potrebbe fermare gli ingranaggi. Siamo disposti ad avere un poco meno?

 

 

(updated due giorni dopo)

A cena con amici c’era una figlia diciottenne che è entrata nella conversazione su quanto sopra e ha categoricamente smentito la possibilita’ di una Guerra. Perché’, la sua logica, oggi al contrario di 70 e 100 anni fa tutti   i ragazzi (che sono quelli che poi in guerra ci devono andare) sono molto più istruiti e hanno studiato cosa succede, con le guerre. E’ un ottimo argomento, ed è un fatto vero. Spero che basti. Qualche dubbio ce l’ho, perché’ basta il 20 per cento di estremisti, populisti, fanatici, anche tra i ragazzi, per diventare velocemente maggioranza. E se l’istruzione da sola bastasse a farci essere più logici e migliori ed etici, quante altre cose “di massa” non dovrebbero succedere, ora che tutti studiano fino ai sedici anni?

Ma è stato bello sentire l’ottimismo, e non tutto si può spiegare con la logica e con la storia.. Quindi…

Il meglio e’ il nemico del bene

Sempre parlando di diversita’, ci si accorge di quanto  il tema sia complicato  sfogliando Project Include http://projectinclude.org, il sito del club di Ellen Pao  e altre che si propongono  di consigliare le startup (e i VC) su come non cadere nelle trappole della discriminazione.

Il sito non e’ male, fa un poco cadere le cose dall’alto ed e’  verboso ma e’ sicuramente completo e didattico. A un certo punto comincia a spiegare come dovrebbe essere fatto il codice di condotta di un’azienda ed arriva a descrivere un mondo che io non credo esista davvero, non  qui, non in occidente.

Virgolette (parla di cene aziendali):

In requiring employees to explicitly decline to drink alcohol, you may also unwittingly be violating their privacy, of forcing them to disclose medical conditions, a history of addiction, pregnancy, or their religion.

Chiuse le virgolette. E chiuso il sito, per ora. Chissa’ perche’ mi ha fatto venire in mente il professor Cono.

 

 

Curriculum asessuati

Ero in una riunione  con tutti i vice presidenti della azienda in cui lavoro, da tutto il mondo. La classe dirigente del mio mondo aziendale.

Un quarto di noi, una ventina, sono stati scelti per parlare di diversita’ di genere. Parlare del Che fare, come diceva Lenin. Piu’ o meno meta’ maschi, meta’ femmine.

L’esordio e’ stato buffo. Per eliminare le discriminazioni inconscie, d’ora in poi i curriculum non lasceranno intendere se un candidato a essere assunto e’ uomo o donna. Che poi tanto i candidati  li si deve vedere in faccia a un certo punto, e poi fa molto strano a pensarci bene, questa anonimizzazione. Secondo me aprira’ un mercato di scommesse aziendali. Curriculum che girano e i reclutatori che scommettono sul sesso.

Comunque proviamoci pure, non e’ la fine del mondo.

Dopo avere risolto cosi’ brillantemente il problema delle ragazze che entrano in azienda  si passa al problema di come farcele rimanere. E qui i pregiudizi inconsci lasciano il campo a quelli consci, conscissimi. “Dobbiamo trovare dei ruoli per loro per quando non potranno piu’ viaggiare”, dice il manager maschio americano. Io mi aspetto che la manager australiana lo sbrani. Invece no. Nemmeno un plisse’.  E io non mi creo molti amici intervenendo, ma sfumiamo qui.

Io credo che se non salta questo default per cui nella famiglia con figli la donna non viaggia (sottinteso, perche’ lo deve fare l’uomo) non risolveremo mai nulla. Ho due idee per farlo saltare, due linee di attacco.

Uno, la cultura sociale. Parita’ di cura parentale per legge, post nascita. Un mese per uno , due mesi per uno, 5 mesi per uno, ogni economia faccia quanto puo’ permettersi di pagare. I colleghi scandinavi lo fanno gia’.

Due, i soldi. Parita’ di paga a parita’ di lavoro, imposta per legge (chi non la rispetta paga piu’ tasse)  cosi’ che quando ci si pone il problema di chi si occupa della  cura (dei figli, della famiglia….), la decisione, che gia’ grida “donna” per cultura millenaria, non sia piu’ autoassolta dalla logica economica della sussistenza.

Semplice, davvero. Poi si possono e si devono fare corsi agli uomini, corsi alle donne, imporre quote e lavorare sull’autostima fin dalle scuole medie. E mille altre cose. Ma se non cambiano le politiche sociali, il progresso continuera’ ad essere lentissimo come e’ stato negli ultimi trenta anni, da quando ci si e’ cominciati a porre il problema.

 

ps

La azienda per cui lavoro fa un sacco di cose giuste nella direzione giusta (e paga uomini e donne esattamente lo stesso). Ma non basta, e non puo’ bastare

 

Parole

Ragazza che darai vita ad una ragazza nel 2016, cosa ti aspetti per lei? Ne riparleremo insieme un giorno.

Ma la domanda vera è: cosa ti aspetti per te?

E qui  ti posso aiutare. Oggi.

Avrai un batuffolo che saprà di tutte le cose buone del mondo. Vaniglia e cacao, inchiostro dei libri e borotalco, foreste tropicali e pollo arrosto. Tutto, a tua scelta e desiderio, ogni volta che lo prenderai con te. I bambini si disegnano apposta così per essere sicuri di venire strucimati e impastrugnati fino allo sfinimento.

Avrai lacrime ogni volta che vedrai un film triste o divertente dove i bambini spariscono o soffrono anche se solo per un attimo e anche se sai che poi finirà bene. Quello che vedrai nel film sarà lei, e lei sarai tu, le paure indicibili che qualcosa e qualcuno possa farvi del male.

Avrai questa fantastica ragione in più per essere in prima linea. In prima linea perchè le statistiche (oops) cambino, e perchè la tua bambina abbia esattamente lo stesso rispetto, la stessa opportunità e lo stesso stipendio di quello nella culla accanto, quello con il braccialetto azzurro. Perché azzurro e rosa, fuori dalla culla, non contino più di tanto.

Avrai indicibili dubbi, quando la vedrai forte e fiera, se incoraggiarla di più. Avrai sempre questo dubbio, non ti lascerà mai. Perché la vorrai equilibrata e la vorrai un poco pazza. La vorrai creativa e la vorrai analitica, la vorrai innamorata e la vorrai indipendente. Saprai sempre cosa fare, ma non saprai mai esattamente il perché.

Avrai pediatri e notti e vomiti, paure supposte gocce, ma questo già lo sai. Avrai nipoti, e a questo ancora non pensi ma quando comincerai a pensarci ti darà un brivido nuovo.

Non avrai, mai, una direzione precisa dove andare. Non grazie a lei. Lei sarà una bandiera che dovrai tenere stretta in tutte le tue giravolte, poi allontanarti un poco e subito riprendere. Lei sarà a volte un picchetto che terrà la tua tenda ancorata dove l’acqua comincia a scorrere, e dovrai perdere tempo prezioso per toglierlo dalla terra ma saprai con certezza che senza quel picchetto non troverai mai una piazzola migliore.

In compenso avrai canzoni e ninne e poesie, filastrocche per tutte le età. Che ti terranno bambina.

Avrai una adolescente incattivita che ti accuserà di tutto, avrai una adolescente innamorata che ti verrà a cercare, una adolescente felice che lascerà il tuo nido solo per ritornarci, di tanto in tanto, e trovarti. E se tu l’avrai spostato, ti troverà lo stesso.

Avrai, e lo sai bene, consigli da tutti, consigli che ascolterai come una vecchia saggia che ascolta tutti seduta sulla sua seggiola nell’aia. Li ascolterai con un sorriso, perché è il tuo modo di ascoltare, e lei sorriderà insieme a te.

Avrai ora passate in libreria a scegliere i libri giusti per lei, e scoprirai che anche tu leggerai di più, per aiutarla a capire il mondo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=DiSQIbNxjcU

(originalmente c’era Baglioni, ma poi ho pensato che abbiamo tutti di meglio da fare che ascoltare Baglioni…)

Sensibilita’

Interno: un nuovo lavoro, un nuovo gruppo di persone, un nuovo microcosmo, con i suoi tic, le sue sensibilita’. Management offsite, si chiama, e puo’ prendere molti formati.

Il mio preferito e’ passarlo in una pista di kart con un bar sufficientemente fornito. Meta’ gare e meta’, appunto, chiacchiere da bar.

Secondo classificato e’ il fare qualcosa di molto zen. Introduzione alla meditazione, o un qualche santone che ti impone le mani e tu davvero senti caldo, e ti chiedi a cosa credere. Anche in quel caso, un calcio-balilla in zona e’ assolutamente necessario per alternare mediazione a scazzo gioioso e agonismo. Capisci quasi tutto di un altro e di un’altra giocandoci a calcetto insieme.

Penultimo viene il profilo piscologico. Ti fanno cento domande, e ne vieni fuori una cosa come INPT. Che vuol dire che alle feste stai in un angolo, sai leggere un foglio excel meglio degli altri e finisci le cose all’ultimo minuto. E scopri che gli altri INPT sono quelli che ti sembravano meno simpatici, e ti fai delle domande.

In fondo alla scala, peggio del peggio, c’e’ la sessione di autocoscienza. Che comincia sempre con qualche giochino vago tipo descriverti al tuo compagno di sedia in 20 secondi, e poi conflusice invariabilmente in un esercizio dove devi dire quello che proprio ma proprio odi dell’organizzazione dove sei. E poi tutti pensano allegramente a come risolvere, in mezz’ora, quello che McKinsey non ha risolto nei tre lustri precedenti.  E tra l’altro ormai si sa che il brainstorming non funziona, tranne l’attempato coach che e’ stato lautamente pagato per l’occasione (d’altronde deve campare anche lui).

Se va bene, si resta sul vago. Se va male, qualcuno ci resta in mezzo, ovvero cio’ che tutti odiano e’ proprio quello che lui fa. Non lui (o lei) , per carita’. La sua funzione. Ha.

 

Insomma l’ultima volta era un offsite del peggior tipo, e c’e’ rimasta in mezzo una collega. Lei controlla gli altri, quindi e’ un facile bersaglio; e ha reagito benissimo, nel senso che e’ scoppiata a piangere. All’inizio io sono rimasto strano, poi ho pensato che l’avrei fatto anch’io, nei suoi panni. Il resto di noi, paralizzati. Il suo capo, che e’ un’altra signora che era anche il capo di tutti noi presenti, ha cominciato a parlare per difenderla, ed e’ scoppiata a piangere anche lei. Per empatia, immagino. Un paio di noi hanno proposto di anticipare la pausa, e ci siamo alzati e ricomposti.

Era stato strano, ma poi a pensarci era stato davvero utile. Mi si era chiarito chi erano i buoni e chi i cattivi. Missione compiuta, per un management offsite.

E invece no, sorpresa di anticlimax. Le due signore sono venute da me a scusarmi. “Tu sei nuovo, chissa’ cosa avrai pensato di noi”. E io sono sprofondato nello sconcerto ma glie l’ho detto, che il loro scusarsi aveva rovinato tutto.

Il tempo del cambiamento e’ proprio lontano……

 

(1964)

 

 

Non ce la fa proprio

img5676_656_ori_crop_master__0x0_512x384

E’ morto Pietro Ingrao,

lo sapevamo, lo immaginavamo. Lascia ancora un poco di vuoto in piu’, ci si abitua a tutto ma quando tutti i costruttori di questo paese saranno morti ci troveremo non solo senza idee e senza passioni ma anche senza identita’. Due o tre generazioni viziate e perdute, se non per noi stessi.

Comunque quello che non ce la fa proprio e’ Renzi. Persino Grasso canta Bella Ciao, sembra una smorfia ma canta, a mezza voce. Renzi  no, inguardabile e invotabile.