Casa

Sto cercando casa.
Non una casa fisica (forse un giorno anche quello, ma per ora quella che ho mi va bene, come un maglione largo), ma una casa concettuale, dove ci siano persone che hanno idee simili alle mie, e vogliano vedere le stesse cose che vorrei cambiare io.

Casa e’ stata per tantissimi anni il PCI, dove i miei amici comunisti calabresi mi hanno accolto dopo gli anni giovani, e li’ sono stato tutto sommato bene, di sicuro non me ne sono interessato tanto, forse non mi sono accorto di cose che non funzionavano, ma sempre casa mi e’ sembrata. La sezione di Certosa, la sezione di via Gramsci, i vecchi, i ragazzi, le sere delle elezioni con i foglietti e le calcolatrici. I consigli comunali. Quella era casa, anche se la abitavo poco.

Da qualche anno la moquette e’ cambiata, e io mi sono ritrovato allergico alla nuova. Frasi apodittiche, che ricordano i nonsensi delle multinazionali. Il cambiamento “per il cambiamento” che secondo me nasconde sempre un secondo fine. I centristi che avanzano, e vincono, persone a cui apparentemente non interessa l’uguaglianza, almeno non quanto gli interessa il potere. Almeno a giudicare dai comportamenti pubblici, che sono l’unica fonte che ho.

Quindi ho smesso di entrarci, ma fuori non mi piace e le altre case sono abitate da lupi piu’ o meno feroci.

Nel cercarne un’altra ho visto questa cosa di Pisapia, comunque la si chiami. “Campo Progressista” e’ impronunciabile, e lui stesso per mezz’ora di discorso l’ha chiamato “Campo Aperto”, che non vuole dire nulla e sembra una trasmissione TV. Ma il nome non importa davvero , anche se quelli di Articolo Uno hanno un nome figo, se davvero hanno il coraggio di usarlo e di candidare i 99 Posse o Lo Stato Sociale in almeno un paio di collegi.

Quello che importa sono i valori, e a parole sembra ci siano tutti i valori giusti. Da li’ si puo’ partire a pensare che la casa giusta, se ci si puo’ entrare. A Roma, pero’, Pisapia ha fatto una cosa molto brutta. E’ arrivato, a teatro pieno, e ha baciato a uno a uno tutti quelli che erano seduti in prima fila. Roba da PolitBuro. Non ci si bacia, e non si baciano gli amici. Qui c’e’ da lavorare, non e’ una (ancora) una festa.

Insomma non so ancora se questa sara’ casa mia, ma ci spero

Vincere facile

Uno cerca, nonostante tutto, di tenersi attaccato al suo partito. Ci ha creduto per tanto, e un paio d’anni di buio si possono anche gestire. Si decide di togliere la corrente ad un pezzo del Teatro, di non vedere e sentire alcunche’ di quello che viene dal renzismo, e si va avanti.

Poi ci sono, pero’, le piccole fratture che ti distaccano sempre di piu’. Per esempio, la newsletter del capogruppo del consiglio comunale milanese recita cosi’.

Vota e rivota Milano! Ancora dieci giorni per sostenere la nostra città come European Best Destination 2017: hai tempo fino alla mezzanotte di giovedì 9 febbraio. Tutti possono votare e, dopo una settimana, si può rivotare: basta un click a questo link. La procedura è semplicissima e non richiede registrazione, unica condizione: amare Milano.

Avete notato la strizzata d’occhio: dopo una settimana si puo’ rivotare. Non conta essere di piu’, conta votare spesso. Un partito serio, ad un concorso cosi’ demente non dovrebbe nemmeno pensare. Invece sembra proprio che si prenda gusto a scivolare sul piano inclinato della fake democracy social…. Ma li’ temo che vinceranno gli originali.

Lo so, sono pinzillachere, ma questo e’ un blog di pinzillachere, e si c’e’ anche il tema dei redditi non esposti. Certo e’ strano, di sicuro io non capisco perche’.

In ricordo del partito, per finire in positivo, gli Spartiti.

Perche’ si

• Sorriso
• Profumo
• Diretta
• Asciutta
• Vissuta ( come in ….io amo le sue rughe, ma lei non lo capisce….)
• Positiva, e ama fare
• Conosce Roma, conosce il mondo

Le piaceranno Alice e Battiato?

Situazioni

Mi è capitato di essere in una situazione difficile, una situazione dove c’è la possibilità di uscire male, di perdere cose (prestigio, denari, posizione sociale, faccia) che si è abituati ad avere. Mi è capitato per un concorso di motivi, per colpe od errori miei mescolati a colpe ed errori di altri. Mi è capitato che questa situazione difficile coinvolgesse altre persone che in qualche modo si fidavano di me, e che hanno fatto la loro parte di errori, in buona fede, magari contando sul fatto che io fossi la persona che li avrebbe corretti, o che li avrebbe protetti.
Se dovessi darmi una regola morale, la prima, sarebbe che queste persone vengono prima di me. Se qualcuno deve perdere qualche cosa, il primo a doverla perdere sono io, non chi si è fidato di me.
Mors tua vita mea non applica proprio a questi casi. Si applica ad un nemico, se proprio deve essere. Ad un concorrente, per quelli a cui piacciono le metafore viril-guerresche.
Ma guardando quello che ho intorno, economisti e politici, artisti e giornalisti, deputati e senatori, mi chiedo se invece non sia proprio questo il motto imperante che rispecchia l’esprit du temps. Agli amici, ai colleghi, ai soci, ai compagni di partito, di vita, di gite.
Mors tua vita mea, diciamocelo finalmente, senza falsi pudori

Hasta Siempre

Ok, ora cosa vorrei?
Vorrei che da questa catarsi uscisse una leadership che discute. Che magari impiega un poco piu’ tempo per decidere, ma che decide meglio. Vorrei che si chiarisse dove si vuole andare. Cambiare per cambiare, crescere per crescere sono concetti cosi’ fane’, cosi’ logorati dagli anni che mi chiedo davvero come ci si possa ancora credere.
Vorrei che si volesse cambiare per creare piu’ uguaglianza. Vorrei che si volesse crescere per fare spazio a chi ha di meno. Oggi, anzi per gli ultimi trent’anni e piu’ velocemente negli ultimi dieci, e’ stato il contrario di cosi’.
Vorrei politiche esplicite di redistribuzione. I miliardari scapperanno? Comunque i loro soldi l’hanno fatto gia’. Le aziende scapperanno? Non credo, quando lo fanno lo fanno per altri motivi. Siamo un mercato da sessanta milioni di consumatori, 40 milioni di classe media. Abbastanza perche’, volendo, si possa convincere un’azienda a produrre qui o a pagare le tasse qui. Proviamoci, il cielo non ci cadra’ sulla testa, non crediamo agli Abraracourcix della volatilita’. La volatilita’ attacca la debolezza, non la decisione e la chiarezza.
Vorrei politiche esplicite di parita’. Vorrei il congedo parentale alla norvegese, vorrei tassazione differenziata nelle universita’ per riequilibrare i generi, vorrei che la pay parity certificata desse punti per le gare pubbliche. Vorrei che le defiscalizzazioni andassero tutte verso le famiglie e il costo di mantenerle quando si lavora in due, prima che ci si estingua per poca natalita’. E una volta che nascono, questi ragazzini, facciamoli studiare decentemente. I soldi non vanno dati alle start-up, vanno dati alle scuole. Anche a quelle di eccellenza, che poi genereranno start-up. La Mazzucato non vuole fare il ministro? Io la nominerei. Vorrei una riforma della scuola severa. Meno professori meglio pagati e meglio preparati. Stiamo riuscendo a consegnare la posta ogni due giorni invece che uno, riusciremo anche a trasformare per il meglio il monolite degli insegnanti.
Vorrei una classe politica che non recitasse una narrativa staccata dalla realta’. Alla fine credo che Renzi abbia perso per questo. Per un poco funziona ma mille giorni di “va tutto benissimo” stancano, quando e’ ovvio che non e’ vero (e se non sei in Corea del Nord). Le cose giuste ci sono state e paradossalmente, o forse no, sono state quelle dove c’e’ stata piu’ mediazione come le unioni civili, o il fine vita.
Insomma vorrei una sinistra con un po’ di sinistra e un po’ di umilta’. Di hybris ne vedo gia’ abbastanza intorno a me, dovunque guardo; non mi pare ne serva di piu’. Non so se qualcuno che la sappia fare ci sia, ma se ci prova, comunque si faccia chiamare, io ci sto.

Jeffersonian

Che bella cena!
Una cosa molto casual, ma che ha messo insieme una dozzina di persone con passati e presenti molto diversi ma molti sentire comuni. Le multinazionali umane, le scienziate ora industriali, le scienziate ancora scienziate, una faccia cosi’ nota di giornalista sportivo che ti viene subito da dargli del tu e che si rivela un meraviglioso affabulatore, la VC prestata alla politica, l’head hunter con delle convinzioni vere, il sovrintendente con idee rotonde su molte piu’ cose, un maestro di cerimonie pieno di leggerezza e gli ospiti pieni di orgoglio e passione per quello che fanno. Persone con uno spessore che va oltre la rappresentazione personale, che va oltre l’ego. Cosi’ raro. Se fossero loro (se fossimo noi) la prossima generazione politica? {Potrebbe cambiare qualcosa).

Ai miei amici che vogliono votare si, e a Massimo Cacciari

Io spero che le elezioni americane vi abbiano fatto riflettere.
A tutti voi che dite “la riforma non e’ perfetta ma bisogna cambiare”, che dite “meglio cambiare che stare fermi”, che dite “guarda in che compagnia sei”.
E che poi avete pensato a che pazzi quegli americani che hanno eletto qualcuno che diceva solo “votatemi, cambiero’ le cose” senza entrare nel merito di quello che diceva, delle tette che si vantava di avere palpato, delle barzellette, dei commenti razzisti, delle idee peggio, dell’ignoranza.
Io non conosco altro rimedio a questa malattia populista che sembra affliggere di nuovo questo mondo che entrare nel merito delle cose, e decidere basandosi se pensiamo siano giuste oppure no. Non basandosi sugli effetti collaterali vantati ma non garantiti. La legge mi sembra giusta, la voto. Mi sembra un pasticcio, non la voto. Fatene un’altra che mi piacera’ e la votero’.
Non ti voto per le promesse che fai, ma per le idee che hai. E se sono idee lunatiche, o se non hai alcuna idea di come le potrai realizzare, arrivederci.
Io voto no, anche se e’ lo stesso voto (per altri motivi) di Grillo e di Salvini e forse persino di Berlusconi (agh!) perche’ credo la riforma sia un pasticcio (e gia’ questo basterebbe), e perche’ credo che la riforma insieme alla legge elettorale crei un pericolo per la democrazia. Non e’ la mia materia, ammesso che qualcuna lo sia, ma almeno meta’ di quelli che queste cose le studiano la pensano cosi’.
Ma non e’ tanto importante cosa voto io, quanto e’ importante che si ricominci a votare per quello che il voto vale. Ti voto perche’ mi piacciono le tue idee e i tuoi piani per realizzarle.
Il voto “per cambiare”, a prescindere dalle idee, ci portera’ in un buco molto nero.

I have tried in my way to be free

Cosi’ non cambia

Cominciamo dalla musica questa volta.

Al contrario, temo non stia succedendo nulla.

Scena uno. Aula della Bocconi. 50 studenti che stanno cominciando un corso post-laurea sponsorizzato da sei aziende. 30 ragazzi, 20 ragazze (non male per la nostra industria). 6 amministratori delegati delle aziende, 5 uomini e una donna; lei e’ una persona incommensurabilmente in gamba e per bene. E’ il suo turno di parlare agli studenti.

“…e a tutti voi, che iniziate ora una carriera da consulenti, voglio dire una cosa: il mestiere del consulente e’ un mestiere duro: fate in modo di avere delle mogli che lo capiscano e vi supportino”.

Ora, per carita’, parlando a braccio puo’ scappare, ma tu sei l’unico modello di donna che ce l’ha fatta a fare carriera li’, e devi fare non solo un commento sessista ma anche ignorare che quasi la meta’ dei ragazzi davanti a te sono femmine?

Scena due. Sede di azienda privata. Micro-convegno su come funziona la carriera per le donne. Panel.
Donna1: mi hanno licenziato in tronco senza motivo. A me, la piu’ brava. Ma il giorno dopo avevo gia’ una offerta migliore, piu’ potere e piu’ soldi. E dopo un mese ne avevo altre quattro, una migliore dell’altra. ma io no. Ora ho capito cosa voglio davvero e faccio il coach; anzi una startup di coach.
Donna2: mi hanno licenziata, ma in effetti avevo deciso io che lo decidessero loro. Ero la piu’ brava. E ora ho mille opzioni ed offerte, ma aspetto.

Ecco, forse qui il senso del role model viene snaturato. Sembra volere offire un modello “forte” ma e’ ego che scoppia, mascherato in un caso da una certa commozione nell’altro dall’ironia. Ma si vede, in trasparenza, sottopelle.

Se ci rilassassimo tutti un poco di piu’? Meno convegni, piu’ concerti…

Il fronte del SI

Non ci posso credere. Questa persona e’ in gamba, era un formatore e un coach bravissimo. Poi ha derivato verso la trascendenza meditativa, e passi, immagino sia un modo come un altro di essere a la page e continuare a lavorare. Ma questo e’ troppo. “Un futuro migliore”, e’ quasi piu’ falso di “meno politici” (si, 300 in meno su 50 o 100 mila….) o altri populismi. Non e’ per fare il benaltrista, ma queste cose non si possono proprio vedere….

Marco,
secondo il principio che la cosa migliore che si possa fare per un amico sia dargli feedback, invece di cancellare come spam, ti scrivo.

Senza assolutamente entrare nel merito della materia, ti spiego perche’ questa mail mi ha fatto incavolare:
1) “tutti in bcc” si usa solo per comunicazioni organizzative e annunci, dove vuoi evitare un “reply all”, altrimenti qualifica immediatamente come spam, tu scrivi una circolare ma non fai sapere a chi l’hai scritta
2) io sono nella tua mailing list in quanto legato da una relazione di lavoro, lavoro concretizzato nell’area della consulenza, del training, della organizzazione. Se mi scrivi parlandomi di tutt’altro, e non in modo personale o amicale ma usando una lettera circolare, questo e’ spam, ed e’ spam inopportuno in quanto il mio indirizzo non l’hai per ragioni politiche. Se questa mail me l’avesse mandata Paolo Barberis, o la sezione 2 del PD, non avrei battuto ciglio, sarebbe stato uno spam in qualche modo legittimo. Da te (o da qualunque altro collega di lavoro), no.
3) Anche rimanendo nel contesto e passando sopra ai primi due punti, da una persona della tua levatura mi aspetto una analisi motivata e razionale, non un invito a fare una cosa basato su una tua “profonda convinzione”. Fatti, argomenti, non slogan e mozioni degli affetti….

cordialmente,

mauro

From: Marco G [mailto:yyy@xxx.com]
Sent: Sunday, October 16, 2016 2:26 PM
To: Marco G
Subject: 4 dicembre

Ti scrivo perché sono profondamente convinto che questa riforma costituzionale sia l’opportunità che non si ripresenterà per almeno vent’anni di lasciare ai nostri figli un sistema politico diverso, più efficiente, più capace di affrontare i problemi del paese e di renderlo migliore.Forse anche tu sei di questo parere, ma ti scrivo ugualmente per chiederti di non gettare al vento questa possibilità. Al di là dei calcoli di breve respiro dei sostenitori del No, se vogliamo una Costituzione e un futuro migliori votiamo Sì.
Un caro saluto
Marco