Orizzonti

Un sottoprodotto di questa ordalia è che il mio orizzonte temporale si sta accorciando sempre di più. Ogni piano al di là dei due giorni mi sembra sbagliato, mi sembra inutile e insensato. Una specie di sbirciata a come sarà la vecchiaia, quando davvero i piani non avranno più senso.

Anche Alan, il personaggio di Woody Allen che mi aiuta in remoto, continua a dire “hang in”, che è come l’ adda passa a’ nuttata di Eduardo. Ma la nottata non sembra passare e la sensazione è che la prospettiva continui ad accorciarsi, la metà, e poi la metà della metà….. fino a diventare così corta e vicina da mettere in dubbio il prossimo respiro.

Mi aiuto da solo, prima che qualcuno commenti: una miniera, o un campo di patate da zappare potrebbero aiutarmi. Ma non sono a portata di mano. Cos’altro? Gli amici aiutano sempre, e che bello non avere trovato nessuno o quasi “Simpatico” e tutti o quasi  “Empatici” . Ma la prospettiva continua ad accorciarsi. Cos’altro?

Mentre cerco una risposta, mi rincuoro.

(come mai non l’avevo ancora messa?)

PS – no, la rabbia non è ancora arrivata nelle dosi attese. Si sarà persa dietro a una curva dell’anima.

Perdere tutto

Oggi su Repubblica Martin Amis (il suo ultimo libro è noiosissimo ma London Fields era molto bello, e il libro su Stalin anche) racconta di suo padre Kingsley.

E dice: “un uomo che abbandona la moglie per un altra donna e viene lasciato da colei che l’ha sostituita, è un uomo che ha perso tutto“. E io ho detto OUCH, è così che mi sento.

Poi so che non è vero, ma facevano impressione quelle 3 righe a centro pagina. E Kingsley, pensate, ne è uscito grazie alla sua prima moglie

E anche l’aiuto ha detto  che fallimento non si può usare ma perdita sì. Ha anche detto di concentrarsi, sulla perdita, e di non pensare ad altro. E di non provare a fare altro. E di raddoppiare la dose che mi vede sciupato…. Io, per dirla tutta non mi vedo sciupato. Triste si, ma non sciupato.

La canzone è per Giacomo, ma veste bene anche il  come mi sento io.

 

Alison 12

Sicuramente sono stato sempre lento. A capire quando qualcuno mi vuole, a capire quando qualcuno non mi vuole. Paura, credo, in tutti e due i casi. Chiederò alla strizza. Ma il massimo della lentezza nei tempi passati credo che sia stato un meraviglioso viaggio attraverso l’Europa. Strasburgo, Brema, Copenaghen, il Mare del Nord. In quattro. Il mio relatore, la sua tenera moglie. Allison ed io. Almeno una settimana, ogni notte un posto diverso. Alcune notti anche interessanti, come una specie di comune ad Amsterdam. Io dormivo ogni notte con Alison ed elemosinavo persino gli sguardi. Al ritorno c’era così tanta tensione da fare suonare l’aria nella macchina. E io avevo capito così poco di chi mi voleva e chi no da avere lasciato, per fare quel viaggio, una ragazza che mi voleva così tanto.

E ancora oggi, questo è il problema, non sono pentito.

 

Ricominciamo

A volte le cose sembrano così diverse da come sono.  Se ne prende atto e si fa, ci si muove e si cambia. Questi ultimi giorni sono stati importanti, parlare così tanto forse non mi ha chiarito le idee ma mi ha dato un poco di energia (e forse c’entra anche la serotonina artificialmente indotta).

Ci sono così tante cose da fare, così tante. Troviamo le certezze, teniamo gli stracci bene in tasca, stiamo attenti agli altri, questo può essere il punto di partenza per riavere un centro?

A volte se ci credi le cose succedono :-), a voi non è mai capitato?

Ho due canzoni mooolto diverse  in mente questa sera. Una  l’ho appena sentita ed è un piccolo inno e contiene questa che  è una bella foto. Certo non sono gli inti-illimani ma….

chi mi vorrà dopo di te /si prenderà il tuo armadio /e quel disordine / che tu hai lasciato nei miei fogli

L’altra  è un po’ più complessa –  parla di cose complicate dentro e oggi mi sembra di assomigliarle un poco. Lei è meravigliosa e io no, ma è una questione di mood.

Alison 11

Quei sei maledetti gradini che scendono da matematica a Via Saldini.  Sei gradini fatti  mille volte senza pensarci. Quei sei gradini sono calpestati da te e Marco mano nella mano. Le monde est en miettes, Cubes et cerceaux , N’oublie pas, fillette, Mon cœur en morceaux.

 

2014

Portami:

  • Amore (il mio)
  • Una legge elettorale e poi le elezioni
  • Un nuovo centro per me
  • Il salario di cittadinanza (questa è dura, lo so)
  • Un sacco di risate con i miei figli
  • Emma Bonino Presidente
  • Niente guerre, ok?

Io in cambio ti do questa canzone

Alison 10

Erano i giorni di Chernobyl, io ero molto molto triste perché avevo abbandonato le mie speranze di restare all’università; Khomeini mi aveva battuto, ero arrivato secondo al concorso, ero fuori. Forse proprio per questo volevo a tutti i costi fare qualcosa di incommensurabilmente stupido:  andare sulle calanques con te. E Z.  E la famiglia Bianchini, e chissà chi altro.  E tutto mentre Chernobyl avvelenava i bambini vicini e i lamponi lontani. E  per aiutarmi una terribile influenza giusto prima di partire.

L’avvicinamento in treno era stato già abbastanza difficile, era così chiaro che io ero un estraneo in quel gruppo. Arrivati a Marsiglia, in cammino, ho cominciato a fare una fatica d’inferno a tenere il passo, e non era che l’inizio. La sera, il colpo di grazia tu che dormi con Z io da solo in un angolo. E per una volta, rara nella mia vita, la decisione di smettere di soffrire. Addio, la mattina dopo, e pensate  quello che volete (ammesso che mi notiate).

Ricordo il passo passare da affannato a leggero mentre, per un sentiero laterale, tornavo verso le strade e le case.

Questa canzone letteralmente non c’entra, parla d’altro,  ma me la sento fischiettare mentre cammino verso la stazione con un senso di sopravvivenza. E poi è un omaggio a Lou Reed, trascurato finora.

L’almanacco delle buone notizie – 3

It is amazing to have to celebrate for something that should normally sound obvious, but only today Alan Turing has been fully “pardoned”.

A great man, a genius, a hero in many ways.

And if you believe this has been a given thing, something easy to get, then  remember:  the same act had been denied only 20 months ago.

So, something is moving. And we should rejoice in Turing’s memory.

bbc.co.uk

23 December 2013 Last updated at 19:00 ET The centenary of Turing’s birth was marked in June 2012 Computer pioneer and codebreaker Alan Turing has been given a posthumous royal pardon. It overturns his 1952 conviction for…

ora basta, basta ora

Ieri  volevo scrivere di cose leggere, di come per distrazione mi avesse chiamato amore tre o quattro volte (si ovviamente le conto…), metterci su magari “Bene” che è pura poesia.

Però non mi confondere con niente e con nessuno, e vedrai…
niente e nessuno ti confonderà
soltanto l’innocenza nei miei occhi, c’è nè già meno di ieri, ma che male c’è
le navi di Pierino erano carta di giornale, eppure vedi, sono andate via
magari dove tu volevi andare ed io non ti ho portato mai
e puoi chiamarmi ancora amore mio

Ma ho già troppo De Gregori qui dentro e soprattutto ho capito che non mi stavo proprio muovendo. Che contestare il suo revisionismo storico non serve a nulla. Che non ha pietà, non ha occhi, non ha cuore. Non per me.

Nemmeno un filo sottile, il filo che ho invocato gridando e piangendo e che non c’era prima, non c’è nemmeno adesso; l’istanza non è stata nemmeno considerata, credo nemmeno ascoltata. La mia negazione non l’ha srotolato.

Insomma la negazione deve finire, deve subentrare la rabbia, secondo Kubler-Ross. Non la paura (quella c’è dal primo momento insieme al panico e alla disperazione). E nemmeno la depressione, che per K-R viene dopo ma con me non si è fatta aspettare.  Proprio la rabbia.  Quella che ti fa chiudere e rispondere male e non pensare alle sue reazioni.

“Je m’en fous” potrebbe essere il motto della rabbia. E con lui lo scricciolo rabbioso della Piaf.

Poi ho pensato che alla fine della negazione ci dovesse essere un inno, una celebrazione di quello che ho perso e della sua immensità. Ma non ce l’ho fatta, troppo intimo, troppo personale. E allora Nick Drake, che dice tutto quello che c’è da dire, e lo fa con 10 parole o poco più.

Centri di Identificazione e di Espulsione

Oggi  de Gregorio (Concita, non l’omonimo pseudo politico) scrive un pezzo su Repubblica (pagina 27) bellissimo, scritto per i nostri cuori.

Fa piangere, ha fatto piangere la mia ex ragazza, me, e chissà quanti altri.

Ma.

De Gregorio da la colpa alla Bossi Fini. Ora, i CIE (si chiamavano  CPT) li ha introdotti  una legge che porta i nomi di Napolitano e Turco.  La Bossi-Fini  gli ha solo cambiato nome. Perché? Perché i partiti – anche quello che considero mio e che credo anche  De Gregorio (Concita, sempre) consideri suo parlano solo alla pancia di noi elettori.

E pare che le nostre pance dicano, probabilmente al 75% (sono ottimista!) , che NOI veniamo prima di LORO. Quindi il Governo Prodi  li aveva introdotti, quindi nessun governo di sinistra successivo ha mai fatto nulla per cambiare la Bossi Fini e per abolirli. A farlo, c’è il rischio di  perdere voti.

E quindi tutto quello che riguarda MIGLIORARE la vita degli immigrati NON è in nessuna agenda politica. E’ solo emergenza, dichiarazione solenne, lutto e indignazione. E articolo finale che parla ai nostri cuori e ci fa piangere. Ma non votare.  La strada per Weimar comincia in leggera discesa, poi la pendenza aumenta.

Se il PD non mette questi temi in agenda – davvero –  può anche sparire e sparirà, e sarà giusto così perchè a cosa servi se non sostieni le cose giuste, se segui gli elettori e non gli guidi?

Ma il dopo non sarà piacevole.