Su Alley Oop (si, il nostro amico cavernicolo! ) c’è un post che si deve rileggere un paio di volte, perché a prima vista può sembrare un pesce d’aprile.
Io non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma l’idea di rendere legge dello stato la possibilità che ogni donna abbia certificabili annualmente 3 giorni di congedo mensili per dismenorrea non fa che acuire la sensazione che non si capisca dove è il problema, quando si parla di gender gap.
La radice, o perlomeno una delle radici, del problema è nello stereotipo che assegna l’onere della cura familiare alla donna. Quindi da per scontata una minore presenza sul lavoro, assolve l’uomo dal doversi occupare in modo almeno paritetico della cura familiare, e insomma nega intrinsecamente il concetto di parità, in nome, spesso, della fisiologia. Come un mio collega mi ha rinfacciato una volta, parlando di un ragazzo che non era disponibile a lavorare su un progetto perchè avrebbe avuto un figlio tre giorni dopo, “…mi risulta che i figli li facciano le donne…” .
A me pare che l’idea del congedo per dismenorrea amplifichi questa visione. Se uno, o una, sta male, sta male, se non riesce a lavorare non viene a lavorare. Ma battezzare un congedo specifico per quello mi fa ritornare alle mente cose del passato.
Dalla Treccani: “L’idea, diffusa in quasi tutte le culture e in ogni tempo, di una ‘impurità contaminante’ del flusso mestruale si è tradotta in regole di comportamento restrittive per la donna, come manifestazione di un rapporto antagonistico tra i sessi. “
Sempre dalla Treccani: “Generalmente, le società sembrano essersi limitate a prescrizioni rivolte a tenere a distanza le donne mestruate; tuttavia, la volontà di evitare di contaminarsi anche solo toccando oggetti usati dalle donne mestruate ha dettato anche regole di segregazione, le quali impongono loro, per tutto il corso del ciclo mestruale, di appartarsi in un angolo separato della casa, in una capanna predisposta a tale scopo precipuo, in una tenda dietro l’abitazione, o addirittura di allontanarsi dal villaggio, rifugiandosi nella foresta”
Quindi, nulla di nuovo. Ma ha senso incentivarlo, ha senso generalizzare una protezione che già esiste (il congedo di malattia) ? Ha senso farlo a nome di 4 donne del PD? Ha senso farlo usando come referenze UNA azienda inglese e la Corea del Sud, Taiwan e il Giappone del 1947? Oltretutto, riconoscendo che questa predisposizione orientale è connessa alla (sic) “credenza che se le donne non si riposano nei giorni del ciclo avranno poi numerose difficoltà durante il parto”
Io sono confuso, forse qualcuno mi spiegherà. Per adesso, preparo l’azienda a lustrazioni periodiche. E ascolto Capossela e Giovanna Marini.