Ognuno dice la sua, la dico anche io. Perche’ lo faccia, lo si puo’ sentire qui.
Il TFR in busta paga e’ un tipico caso di conflitto tra liberta’ individuale e stato paternalista.
Il TFR e’ mio, tecnicamente dovrei poterlo usare come voglio. MA il nostro stato democristiano aveva stabilito che era meglio aiutarci a risparmiare e a comprare, a 60 anni, una piccola casa per noi o per i nostri figli. Poi visto che si’ la casa era importante ma riuscire a campare della pensione anche, sempre lo stesso stato post-democristiano ha stabilito di aiutarci ad aiutare l’INPS e ci ha fatto mettere un poco di TFR, di default, nella previdenza integrativa.
Ora vogliamo prenderci questa liberta’ di scelta che non abbiamo mai avuto. Ne siamo sicuri? Io no, non sono sicuro che darci la liberta’ di essere cicale sia una scelta giusta. Ma so di esssere minoranza, e so che molti ne hanno bisogno adesso, e non tra trent’anni. Allora perche’ non mediare con un nudge…. lasciamo che sia una scelta, e lasciamo che la scelta di default sia quella della formica. La scelta di default ha una potenza inaspettata, l’80 per cento formicheranno…. e questo lascera’ anche campare i padroni (compagni imprenditori) che quei soldi da darci comunque non ce li hanno.
Tra l’altro, se si vogliono fare le cose per benino, perche’ non spiegare alle banche che per ogni TFR che opta per la busta paga e esce dalle casse aziendali DEVONO prestare l’equivalente all’azienda a condizioni analoghe? Cosi’, di nuovo, diamo un poco di pena ad ognuno che se non non se ne esce.
L’articolo 18 ok e’ ovviamente un simbolo e tutti sanno che non e’ li’ il problema. La Germania modello e la Francia altera hanno leggi che rendono il licenziare qualcuno molto piu’ difficile (e costoso) che in Italia, nella realta’ delle cose ed escludendo le code statistiche (reintegri forzati etc) che fanno notizia ma sono trascurabili quantitativamente.
Comunque, simbolo per simbolo, sembra di sentire e capire che quello che il compagno imprenditore vuole e’ la certezza del costo. Diamola. 2 mesi di buona uscita per ogni anno lavorato . Tutela crescente, certa, e non un’elemosina.
I contratti precari resteranno piu’ convenienti? Certo, ma un contratto a tempo indeterminate senza tutela non e’ che un contratto a tempo determinato interrompibile in ogni momento, quindi se si vogliono rendere i contratti indeterminati piu’ convenienti si deve mettere mano ai costi, e spostare gli oneri sociali verso i contratti precari….
E poi, per evitare sorprese e per chiudere il cerchio delle tutele, puniamo seriamente non i licenziamenti per discriminazione ma le discriminazioni stesse.
Cosi’ potremo dire di averlo abolito, di essere riformisti rivoluzionari e lo racconteremo ai nostri nipotini (sbrighiamoci!).
ps: oggi l’indennizzo e’ nella maggior parte dei casi lasciato a una contrattazione individuale (a meno di ristrutturazioni aziendali). E quindi dipende dalle rispettive abilità negoziali, del dipendente, del capo del personale. Renderlo “certo” sanerebbe anche questa discriminazione di fatto.